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Archetipo

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Progettista: arch. Nicola Filippini - arch. Paola Zucchetti

"L’archetipo per definizione è il primo esemplare, il modello. Il progetto nasce dall’esigenza di costruire una casa per noi e per i nostri figli. Quale occasione migliore, per una coppia di architetti, di utilizzare il classico disegno di casetta dei bambini, l’archetipo della casa: due pareti rette con un tetto a due falde molto spioventi. Il progetto è nato quindi da un’idea molto semplice per poi diventare qualcosa di importante. Una costruzione complessa che racchiude in sé più sistemi costruttivi ma che esternamente mostri semplicità ed eleganza. Una casa da vivere con la famiglia e condividere con gli amici; per questo è stato pensato un unico grande spazio al piano terra che possa accogliere molte persone e permettere un’adeguata fruibilità da parte di tutti. Altri punti fondamentali del progetto sono il rapporto con l’ambiente esterno e la luce naturale che permea in ogni ambiente interno contribuendo ad aumentare la qualità del vivere.
Si tratta di una villa singola con una superficie lorda di pavimento pari a 260 mq, costituita da due piani fuori terra su un terreno di 800 mq. Il piano terra presenta due ingressi pedonali, uno per l’abitazione e l’altro per lo studio, mentre ortogonalmente c’è un accesso carraio per garantire l’ingresso delle auto nel box doppio inglobato nella costruzione. Il volume al pian terreno è costituito da una zona giorno open-space, all’interno della quale c’è una cucina con colonne incassate e una grande isola, allineata con il divano. La visuale si amplifica poi nella zona pranzo, grazie alla grande vetrata ad angolo senza appoggi che permette di osservare sia il portico esterno che la piscina, dove in questo spazio è collocato un grande tavolo fatto di tavole in olmo e struttura metallica a sostegno. Tramite un piccolo disimpegno si può accedere al box auto, al bagno di servizio e al vano tecnico. Adiacente e accessibile direttamente dalla zona giorno, è presente il nostro studio, che avendo appunto un accesso indipendente, permette di svincolare completamente i clienti dello studio di architettura dall’abitazione. Il primo piano è accessibile tramite una scala collocata a fianco della cucina che porta appunto al piano superiore, dove sono presenti due camere da letto dei bambini, la camera matrimoniale, un bagno e la lavanderia.
Riguardo le finiture interne si è deciso di intonacare tutte le pareti interne a gesso per una maggiore e precisa definizione dei volumi; il pavimento è in parquet di rovere grezzo con finitura spazzolata in tutta l’abitazione, tranne negli spazi tecnici della lavanderia e locale tecnico, dove invece si è optato per il gres porcellanato. Al piano terra il soffitto dello studio è in legno sbiancato a vista così come per la zona notte dove si è deciso di lasciare la struttura del tetto in legno per enfatizzare la grossa trave di colmo lunga quasi 17 m e alta 1 m senza alcun appoggio centrale. Nella zona giorno invece il soffitto, essendo per esigenze costruttive dello “sbalzo” in calcestruzzo armato, è stato intonacato a gesso con un ribassamento in cartongesso nella porzione centrale che divide la zona della cucina e del divano dalla zona pranzo.
In merito agli esterni, Il pavimento è realizzato invece con il calcestruzzo disattivato, una sorta di ghiaietto lavato monolitico, che dà una base quasi asettica alla costruzione già di per sé piuttosto importante. Un’altra finitura che merita di essere menzionata, relativa alle finiture degli esterni, è la cinta confinante con i vicini, due lati del perimetro del lotto infatti sono stati realizzati in legno di larice carbonizzato, una tecnica giapponese chiamata “shou sugi ban” che permette, tramite la bruciatura superficiale con fiamma, di prolungare esponenzialmente la durata del materiale anche sottoposto alle intemperie. Le tavole in larice sono state posizionate una di fianco all’altra in modo da creare una zona privata. Si è scelto invece per i restanti due la lati strada di lasciare più ariosità al progetto con una cinta in tondini e tubolari di ferro, distanziati tra di loro in maniera disomogenea. Il cancello carraio cieco invece richiama il passo irregolare della copertura e contribuisce a definire la zona esterna più privata della casa.
La struttura principale è in calcestruzzo armato, con platea, setti e solaio in getto pieno; questo ci ha permesso di creare una controbilanciatura al portico, realizzato con struttura metallica, ma soprattutto ha contribuito alla realizzazione di uno sbalzo importante nella zona giorno, eliminando qualunque appoggio ad angolo che avrebbe interrotto la visuale verso la piscina. Questa zona interamente vetrata dona continuità con l’esterno, dando la sensazione di trovarsi in un ambiente completamente aperto. Luminosa anche nei giorni più avversi dona un alto confort abitativo. Si è deciso di utilizzare il “Poroton Normablok Più” come base di partenza agli altri “Poroton P800”, in modo da unire l’isolamento del vespaio con il cappotto, eliminando quindi l’eventuale ponte termico. Il “Poroton P800” è servito non solo come tamponamento, ma anche da rinforzo strutturale, creando una base per il getto del solaio e dei cordoli perimetrali. Successivamente si è provveduto a posare il cappotto, il rivestimento in pietra (quarzite) e la copertura in alluminio aggraffato di color antracite. Quest’ultimo è un materiale poco utilizzato per le abitazioni ma grazie alla sua versatilità permette di adeguarsi a qualsiasi forma progettuale. Questa copertura dona al progetto un aspetto sicuramente d’impatto enfatizzato anche dal colore scuro scelto e permette di rendere l’ “archetipo della casetta” ben riconoscibile, creando un volume superiore in netta contrapposizione con l’altrettanto netto volume sottostante in pietra. Per enfatizzare la singolarità di questi due volumi è stato realizzato da un disassamento di quello superiore (l’ “archetipo” appunto) rispetto a quello inferiore, apprezzabile osservando il lato nord della costruzione.
Per quanto riguarda gli impianti tecnologici si è provveduto ad installare una pompa di calore che produce acqua sia calda che fredda per il riscaldamento e raffrescamento a pavimento, con un impianto di deumidificazione dell’aria e ventilazione meccanica controllata centralizzata. L’impianto elettrico è di tipo tradizionale, con domotica per la gestione delle chiusure e schermature solari esterne, mentre sulla falda a sud del tetto è presente un impianto fotovoltaico da 5 Kw che va a sopperire gran parte del consumo elettrico della pompa di calore.
La difficoltà della realizzazione di questo progetto è stata quella di far interagire molteplici materiali tra di loro, alcuni dei quali poco utilizzati per le abitazioni. Non è stato semplice sviluppare i nodi di giunzione tra calcestruzzo, Poroton, legno, ferro, polistirene, pietra alluminio, vetro, ecc… ogni punto critico è stato pensato, progettato e disegnato precedentemente, in modo da non lasciare spazio a dubbi o modifiche in cantiere. Lo sforzo di progettazione è stato ripagato e non si sono presentati intoppi in fase di costruzione. Da come è possibile vedere nelle fotografie mancano ancora alcuni dettagli, come la cinta metallica esterna, il giardino e la piscina, ma a breve potremo dire che ad undici mesi dal primo scavo di fondazione l’opera sarà finalmente conclusa." 

Arch. Nicola Filippini

Consulta il prodotto utilizzato per questo intervento: Fonte 69-92  e  Intesa 87